BORGO DICASTELLI(Teramo - Abruzzo)
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Un piccolo borgo del teramano abbarbicato su un alto costone roccioso per buona parte circondato da dirupi che un tempo rappresentavano una buona difesa naturale. Castelli è immerso nei vasti boschi ai piedi del massiccio del Gran Sasso e rientra nell’omonimo Parco Nazionale. Centro molto conosciuto per le sue ceramiche che vedono la presenza di molti laboratori distribuiti sia in paese che nel territorio circostante. Castelli fa parte del circuito dei Borghi più belli d’Italia.
Castelli è stato pesantemente colpito sia dal sisma del 2009 che da quello più importante del 2016, Le conseguenze sono molto evidenti e hanno inciso profondamente sul borgo e sulla vita dei suoi abitanti.
Castelli è stato pesantemente colpito sia dal sisma del 2009 che da quello più importante del 2016, Le conseguenze sono molto evidenti e hanno inciso profondamente sul borgo e sulla vita dei suoi abitanti.
COSA VEDERE ACASTELLI

Data la sua posizione, il borgo ha un solo accesso che da un lato è stato rinforzato da imponenti arcate in pietra. La strada provinciale che raggiunge il Castelli approda ad una specie di piazza che sembra tagliare in due l’abitato, da un lato quello più antico abbarbicato sullo sperone roccioso, dall’altro quello che sale lungo il fianco di una montagna. Nella stessa piazza si affaccia la chiesa di San Rocco risalente al XVII secolo la cui facciata è stata letteralmente rifatto negli anni ‘70 mantenendo solo il portale d'un tempo. La chiesa era chiusa in occasione della mia visita.
Sul fianco destro della chiesa un percorso pedonale a gradini porta alla parte del borgo che si sviluppa sul costone di un monte. Le abitazioni che si affacciano a questo vicolo sono in gran parte ristrutturate ma sono state mantenute alcune caratteristiche tipiche come i portali d’ingresso dove massicce porte in legno sono incastonate tra lesene lavorate sia in pietra classica che in pietra chiara. Alla fine della scalinata finisce anche questa parte del borgo.
Tornati nella piazzetta, si imbocca l’unica via che porta nel nucleo storico, un breve percorso in porfido in cui sono presenti alcuni locali commerciali. Pochi passi e si giunge a piazza Roma, piazza che sulla sinistra si apre su balcone con una bella visione sulle valli circostanti e su una parte del massiccio del Gran Sasso. Nella piazza si trova il Comune e la chiesa di San Giovanni Battista la cui facciata, ad elementi squadrati, appare un po’ soffocata dagli edifici circostanti. La chiesa appare ristrutturata di recente come gli edifici circostanti che richiamano poco lo stile di un borgo medievale.
Da piazza Roma si sviluppano tre vicoli pedonali paralleli (più un quarto veicolare) che conducono alla parte popolare del borgo. Questi vicoli non hanno una uscita perché terminano all’estremo punto dello sperone roccioso. Purtroppo uno di questi è chiuso perché il terremoto ha reso molte case inagibili e con pericolo di crolli. Anche gli altri due vicoli mostrano le ferite inferte dal sisma, diverse le case abbandonate, case puntellate, pochissime persone, negozi di ceramica chiusi (anche se qualcuno resiste) e un grande silenzio. Diversi i passaggi intermedi tra un vicolo e l’altro che risultano chiusi.
Anche in questa parte del borgo molte abitazioni hanno conservato i portali caratteristici in legno con imbotti o lesene in pietra di varia forma e disegno. Le facciate sono quasi tutte ristrutturate e poche quelle sono riuscite a conservare la tipica pietra a vista. L’impressione è che il borgo sia da tempo soggetto ad un progressivo abbandono che il terremoto ha solo accentuato.
La visita si conclude con un pizzico di amarezza nel vedere questo progressivo declino che investe Castelli come molti altri piccoli centri storici del nostro territorio.
Fuori paese si trova il Museo della Ceramica di Castelli ospitato in un antico convento francescano in posizione isolata. In occasione della mia visita era chiuso per ristrutturazione causa terremoto.
Ora non resta che raggiungere la frazione di S. Donato dove si trova con la sua particolare chiesa rupestre come descritto nel paragrafo successivo.
Sul fianco destro della chiesa un percorso pedonale a gradini porta alla parte del borgo che si sviluppa sul costone di un monte. Le abitazioni che si affacciano a questo vicolo sono in gran parte ristrutturate ma sono state mantenute alcune caratteristiche tipiche come i portali d’ingresso dove massicce porte in legno sono incastonate tra lesene lavorate sia in pietra classica che in pietra chiara. Alla fine della scalinata finisce anche questa parte del borgo.
Tornati nella piazzetta, si imbocca l’unica via che porta nel nucleo storico, un breve percorso in porfido in cui sono presenti alcuni locali commerciali. Pochi passi e si giunge a piazza Roma, piazza che sulla sinistra si apre su balcone con una bella visione sulle valli circostanti e su una parte del massiccio del Gran Sasso. Nella piazza si trova il Comune e la chiesa di San Giovanni Battista la cui facciata, ad elementi squadrati, appare un po’ soffocata dagli edifici circostanti. La chiesa appare ristrutturata di recente come gli edifici circostanti che richiamano poco lo stile di un borgo medievale.
Da piazza Roma si sviluppano tre vicoli pedonali paralleli (più un quarto veicolare) che conducono alla parte popolare del borgo. Questi vicoli non hanno una uscita perché terminano all’estremo punto dello sperone roccioso. Purtroppo uno di questi è chiuso perché il terremoto ha reso molte case inagibili e con pericolo di crolli. Anche gli altri due vicoli mostrano le ferite inferte dal sisma, diverse le case abbandonate, case puntellate, pochissime persone, negozi di ceramica chiusi (anche se qualcuno resiste) e un grande silenzio. Diversi i passaggi intermedi tra un vicolo e l’altro che risultano chiusi.
Anche in questa parte del borgo molte abitazioni hanno conservato i portali caratteristici in legno con imbotti o lesene in pietra di varia forma e disegno. Le facciate sono quasi tutte ristrutturate e poche quelle sono riuscite a conservare la tipica pietra a vista. L’impressione è che il borgo sia da tempo soggetto ad un progressivo abbandono che il terremoto ha solo accentuato.
La visita si conclude con un pizzico di amarezza nel vedere questo progressivo declino che investe Castelli come molti altri piccoli centri storici del nostro territorio.
Fuori paese si trova il Museo della Ceramica di Castelli ospitato in un antico convento francescano in posizione isolata. In occasione della mia visita era chiuso per ristrutturazione causa terremoto.
Ora non resta che raggiungere la frazione di S. Donato dove si trova con la sua particolare chiesa rupestre come descritto nel paragrafo successivo.
CHIESA DISAN DONATOnelle vicinanze


Dopo la visita al borgo di Castelli si può proseguire imboccando al strada che porta al Gran Sasso.
Qualche chilometro e una deviazione sulla sinistra porta alla piccola frazione di San Donato dove si trova una chiesa rupestre diventata famosa per il suo soffitto maiolicato che per la sua singolarità è stato definito da Carlo Levi “la Sistina della Maiolica”.
In effetti si tratta di un’opera molto particolare e molto bella realizzata per devozione dagli artigiani locali della maiolica tra gli anni 1615 e 1617. La struttura del grande soffitto è costituita da travi che dividono le capriate spioventi in comparti dove sono allineate file di cinque mattonelle, trattenute da travicelli.
I temi rappresentati sono i più svariati, ci sono figure geometriche, disegni floreali, animali, emblemi nobiliari, personaggi, immagini sacre, ecc.

La chiesa rurale di San Donato
CURIOSITA' SUCASTELLI

La nascita della ceramica a Castelli si deve principalmente alle caratteristiche naturali del territorio, in particolare l'abbondante presenza di cave d'argilla, boschi di faggio per la legna dei forni, i corsi d'acqua, giacimenti di silice.
Questa tradizione sembra essere già praticata in epoca etrusca. La presenza dei monaci benedettini, che producevano oggetti di uso quotidiano, ha favorito il suo sviluppo che ha visto il punto massimo di splendore nel 1500 tanto da diventare una importante fonte economica di tutta la zona, aspetto che troviamo ancora ai giorni nostri.
Questa tradizione sembra essere già praticata in epoca etrusca. La presenza dei monaci benedettini, che producevano oggetti di uso quotidiano, ha favorito il suo sviluppo che ha visto il punto massimo di splendore nel 1500 tanto da diventare una importante fonte economica di tutta la zona, aspetto che troviamo ancora ai giorni nostri.
SINTESI SUCASTELLI

Un grazioso borgo montano posto in posizione invidiabile che il terremoto ha segnato in modo importante.
Questo ha accelerato l’abbandono che però non si è trasformato in degrado, il borgo è pulito e i pochi abitanti contribuiscono a mantenerlo decoroso.
DOVE SI TROVACASTELLI
NELLE VICINANZE DICASTELLI
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